“Avete visto l’inferno, dove vanno a finire le anime dei poveri peccatori”. Fatima, 13 luglio 1917.

Parlare dell’inferno è importante. Durante un incontro con i parroci e il clero della diocesi di Roma avvenuto nel febbraio 2008, un sacerdote pose al Papa questa domanda: «Il 25 marzo 2007 Lei ha fatto un discorso a braccio, lamentandosi come oggi si parli poco dei Novissimi. In effetti, nei catechismi della Cei… non si parla mai di inferno, mai di purgatorio, una sola volta di paradiso, una sola volta di peccato, soltanto il peccato originale… Mancando il peccato, non parlando di inferno, anche la redenzione di Cristo viene a essere sminuita…

La risposta di Benedetto XVI fu chiarissima: «… Quando non si conosce il giudizio di Dio, non si conosce la possibilità dell’inferno, del fallimento radicale e definitivo della vita, non si conosce la possibilità e la necessità della purificazione…. Oggi si è abituati a pensare: che cosa è il peccato, Dio è grande, ci conosce, quindi il peccato non conta, alla fine Dio sarà buono con tutti. È una bella speranza. Ma c’è la giustizia e c’è la vera colpa…».

Benedetto XVI ha così ribadito che l’inferno come possibilità di andarci non può essere una realtà cancellabile dalla prospettiva di fede cristiana. Una possibilità che, posta davanti a noi, ci deve orientare a non “percorrerla”.

Sempre Benedetto XVI, nell’omelia durante la visita a una parrocchia romana nel 2007 disse: «Per questo è venuto sulla terra, per questo morirà in croce ed il Padre lo risusciterà il terzo giorno. E’ venuto Gesù per dirci che ci vuole tutti in Paradiso e che l’inferno, del quale poco si parla in questo nostro tempo, esiste ed è eterno per quanti chiudono il cuore al suo amore».

Anche Papa Francesco è ritornato più volte sulla presenza e sull’opera devastatrice del demonio. Qualche tempo fa ha “sponsorizzato” all’Angelus domenicale – era il 17 novembre 2013 – una “medicina spirituale” chiamata Misericordina che altro non è che la Devozione della coroncina alla Divina Misericordia, raccomandando di prenderla perché “fa bene al cuore, all’anima e a tutta la vita”.

Chi ha avuto modo di leggere il Diario di Santa Faustina, alla quale è legata la devozione della Coroncina alla Divina Misericordia, si è imbattuto – non senza rimanerne impressionato – in questa annotazione della suora polacca: «Scrivo questo per ordine di Dio, affinché nessun’anima si giustifichi dicendo che l’inferno non c’è, oppure che nessuno sa come sia. Io, Suor Faustina Kowalska, per ordine di Dio sono stata negli abissi dell’inferno, allo scopo di raccontarlo alle anime e testimoniare che l’inferno c’è. Quello che ho scritto è una debole ombra delle cose che ho visto. Una cosa ho notato e cioè che la maggior parte delle anime che ci sono, sono anime che non credevano che ci fosse l’inferno».

Fatta questo ampio cappello introduttivo, veniamo al messaggio di Fatima. Volendo sintetizzare al massimo, possiamo dire che il messaggio di Fatima è un richiamo alla conversione, è un forte appello all’umanità affinché non stia al gioco del “drago” (Ap 12, 4). L’ultima meta dell’uomo è il Cielo, sua vera casa dove il Padre celeste, nel suo amore misericordioso, é in attesa di tutti. Dio vuole che nessuno si perda.

Nella sua sollecitudine materna, la Santissima Vergine è venuta a Fatima per chiedere agli uomini di “non offendere più Dio, Nostro Signore, che è già molto offeso“. È il dolore di mamma che la obbliga a parlare; è in palio la sorte dei suoi figli. Per questo Ella chiede ai pastorelli: “Pregate, pregate molto e fate sacrifici per i peccatori; tante anime finiscono nell’inferno perché non c’è chi preghi e si sacrifichi per loro“.

A Fatima la Madonna parla ai tre pastorelli con voce e cuore di mamma: li invita ad offrirsi come vittime di riparazione, dicendosi pronta a condurli fino a Dio. Ed ecco, essi vedono uscire dalle sue mani materne una luce che penetra nel loro intimo. Più tardi Francesco, uno dei tre privilegiati, osservava: “Noi stavamo ardendo in quella luce che è Dio e non ci bruciavamo. Com’è Dio! Non si può dire. Questo sì, che noi non lo potremo mai dire”.

 Non mi soffermo ora a considerare la prima apparizione del 13 maggio 1917 e nemmeno la seconda del mese di giugno, ma vado direttamente a quella del 13 luglio, giorno in cui la Madonna consegna ai pastorelli i tre segreti, il primo del quale riguarda la visione dell’inferno.

Scrive Suor Lucia ricordando l’apparizione di quel giorno di luglio: “La Madonna ci mostrò un grande mare di fuoco, che sembrava stare sotto terra. Immersi in quel fuoco, i demoni e le anime, come se fossero braci trasparenti e nere o bronzee, con forma umana che fluttuavano nell’incendio, portate dalle fiamme che uscivano da loro stesse insieme a nuvole di fumo, cadendo da tutte le parti simili al cadere delle scintille nei grandi incendi, senza peso né equilibrio, tra grida e gemiti di dolore e disperazione che mettevano orrore e facevano tremare dalla paura. I demoni si riconoscevano dalle forme orribili e ributtanti di animali spaventosi e sconosciuti, ma trasparenti e neri. Questa visione durò un momento. E grazie alla nostra buona Madre del Cielo, che prima ci aveva prevenuti con la promessa di portarci in Cielo (nella prima apparizione), altrimenti credo che saremmo morti di spavento e di terrore”.

Continua Lucia: “Eravamo spaventati e come per chiedere aiuto, alzammo gli occhi alla Madonna, che ci disse con bontà e tristezza: “Avete visto l’inferno, dove vanno a finire le anime dei poveri peccatori. Per salvarli, il Signore vuole stabilire nel mondo la devozione al Mio Cuore Immacolato”.

Si tratta di un drammatico richiamo al rischio estremo che si corre nel continuare da impenitenti a perseverare nella via del male. Un rischio che è tanto maggiore se si considera come oggi sia mancante nella Chiesa una specifica e adeguata catechesi sull’Inferno.

Negare questa certezza di fede significa oscurare la verità, ecco perché è una grave colpa passare sotto silenzio al realtà dell’Inferno. Neppure si dovrebbero tacere le condizioni per cui si va all’Inferno, perché il Catechismo della Chiesa Cattolica dice chiaramente che uno che muore impenitente, anche con un solo peccato mortale, non si salva. Ma deve essere ben chiaro cos’è l’impenitenza: essa consiste nel rifiuto radicato della Divina Misericordia per cui anche all’ultimo istante si resiste all’amore di Dio, scegliendo l’Inferno.

«Molte anime vanno all’Inferno, perché non c’è nessuno che prega per loro»: Maria ci dice che proprio questo oscuramento della verità sull’Inferno allarga la via delle anime che vanno all’Inferno, perché non ci si prepara più al combattimento spirituale, non si prega più perché la gente non vada all’Inferno.

Come ci ha ricordato San Giovanni Paolo II, il mondo d’oggi rischia il peccato dall’impenitenza finale, perché dicendo che non c’è Dio, oscurandosi la Fede, dicendo che non c’è il peccato, dicendo che l’Uomo è padrone del mondo, uno muore impenitente, muore senza chiedere il perdono dei peccati.

Oggi domina la malvagità sotto il cielo dell’incredulità che porta all’impenitenza e quindi al pericolo dell’Inferno: ecco perché la Madonna sottolinea così fortemente la presenza dell’Inferno, ripetendo all’uomo che un mondo senza Dio porta con sé l’Inferno già su questa terra.

Il silenzio sull’Inferno è opera del grande inganno di satana, menzognero e omicida fin dal principio. È sotto gli occhi di vuole vedere come nell’attuale momento storico, l’umanità abbia scelto decisamente la via della morte, perché ha scelto la via dell’incredulità, e su questa strada rischia non solo l’autodistruzione, ma anche la dannazione eterna.

A Fatima la Madonna si mostra seriamente preoccupata per la salvezza eterna dei suoi figli. Il drammatico paradosso è che viviamo in un tempo in cui l’Inferno rischia di riempirsi, mentre mai come in questo tempo ci si ostina a dire che l’Inferno, se c’è, è vuoto!

 I pastorelli hanno sperimentato per la durata di un terribile attimo una visione dell’inferno, hanno visto la caduta delle “anime dei poveri peccatori”. Perché mai sono stati esposti a questa visione? La Madonna glielo spiega: per salvarle e come via a questo scopo viene indicato la devozione al suo Cuore Immacolato.

Il “cuore immacolato” è secondo Mt 5,8 un cuore, che a partire da Dio è giunto ad una perfetta unità interiore e pertanto “vede Dio”. Il Cuore aperto a Dio, purificato dalla contemplazione di Dio è più forte del male. Il “sì” di Maria, la parola del suo cuore, ha cambiato la storia del mondo, perché essa ha introdotto in questo mondo il Salvatore .

Mentre la Madonna ci esorta a guardarci dallo scatenamento diabolico, al tempo stesso ci assicura che il Suo Cuore Immacolato trionferà. Tra lo scatenamento diabolico e il trionfo del Cuore Immacolato ci sta il sangue dei martiri (di cui si parla nella terza parte del segreto consegnato il 13 luglio di cento anni fa), in virtù del quale, la Madonna ferma la spada di fuoco dell’Angelo e il mondo evita il castigo divino.