Disse un giorno Gesù a Santa Faustina: “Dì alle anime che non pongano ostacoli nel proprio cuore alla Mia Misericordia, la quale ha un grande desiderio di operare in esse. La Mia Misericordia agisce in tutti i cuori che le aprono la porta; sia il peccatore che il giusto hanno bisogno della Mia Misericordia”.
Ogni volta che celebriamo la Santa Eucarestia, prima di accostarci a ricevere la Comunione, il sacerdote, mostrando ai fedeli l’ostia consacrata, esclama: “Ecco l’Agnello di Dio”. E per chiarificare la missione dell’Agnello aggiunge: “Che toglie i peccati del mondo”.
La missione della Chiesa allora continua ad essere quella del Maestro. Potrebbe la Chiesa dire qualcosa d’altro, di diverso o addirittura di più importante? La Chiesa ha come missione principale quella di fare presente il Cristo che toglie i peccati.
Scrive don Divo Barsotti: La partecipazione attiva alla Messa è, sì, rispondere al Sacerdote, alzarsi quando si legge il Vangelo, ma questa è una partecipazione attiva al rito, non ancora al mistero. Invece noi possiamo partecipare al mistero anche quando non siamo presenti alla Messa. La partecipazione al mistero si realizza in una morte che ci associa alla Morte del Cristo, in una morte che fa presente in noi la sua Morte come atto di amore, di offerta, di redenzione. (La mistica della riparazione, 84).
La prima domanda che la Madonna fece ai tre pastorelli nella prima apparizione a Fatima fu: “Volete offrirvi a Dio per sopportare tutti i dolori che Egli vorrà mandarvi, in atto di riparazione per i peccati con cui è offeso, e di supplica per la conversione dei peccatori?”. A questa domanda i tre piccoli risposero immediatamente: “Sì, lo vogliamo”.
Il messaggio di Fatima è un richiamo alla conversione, facendo appello all’umanità affinché non stia al gioco del “drago” (Ap 12, 4). L’ultima meta dell’uomo è il Cielo, sua vera casa dove il Padre celeste, nel suo amore misericordioso, é in attesa di tutti. Dio vuole che nessuno si perda, per questo, nella sua sollecitudine materna, la Santissima Vergine è venuta a Fatima per chiedere agli uomini di “non offendere più Dio, Nostro Signore, che è già molto offeso”. È il dolore di mamma che l’obbliga a parlare; è in palio la sorte dei suoi figli. Per questo Ella chiede ai pastorelli: “Pregate, pregate molto e fate sacrifici per i peccatori; tante anime finiscono nell’inferno perché non c’è chi preghi e si sacrifichi per loro”.
A Fatima la Madonna parla ai tre pastorelli con voce e cuore di mamma e li invita ad offrirsi come vittime di riparazione.
Nel messaggio del 25 settembre 2017 dato alla veggente Marija, la Vergine Maria, Regina della Pace, ci ha rivolto una richiesta simile: “Cari figli! Oggi vi invito ad essere generosi nella rinuncia, nel digiuno e nella preghiera per tutti coloro che sono nella prova, e sono vostri fratelli e sorelle. In modo particolare vi chiedo di pregare per i sacerdoti e tutti i consacrati affinché con più ardore amino Gesù, affinché lo Spirito Santo riempia i loro cuori con la gioia, affinché testimonino il Cielo e i misteri celesti. Molte anime sono nel peccato perché non ci sono coloro che si sacrificano e pregano per la loro conversione. Io sono con voi e prego per voi perché i vostri cuori siano riempiti di gioia. Grazie per aver risposto alla mia chiamata”.
Sappiamo bene che non è l’uomo, per quanto santo, che redime e salva gli altri, ma è solo Dio che salva, solo Gesù. Ma Gesù vive in noi o, meglio, se noi lo lasciamo vivere, Egli continua l’opera che gli è propria, la salvezza del mondo. Quindi in senso proprio noi possiamo lasciare che Dio redima il mondo attraverso di noi. Bisogna però che io mi senta uno con i peccatori, come scrive don Divo Barsotti:
“Se anche dessimo la salute ai malati e la casa a tutti gli uomini, non avremmo fatto niente. La carità più grande è quella sovrannaturale, che unisce gli uomini a Dio. Che cosa di più grande che assumersi il peso del peccato e implorare misericordia per tutti? Quando tu curi un malato o assisti un vecchio, rimani distinto da lui, mentre se ti offri per pagare per un’altra persona, veramente ti fai uno con quella persona. Nella riparazione ti identifichi con colui che ha peccato. Più di qualsiasi atto, questo compie l’unità. Unità così intima che nemmeno Dio può spezzare; è l’esempio di Mosè che dice: O salvi questo popolo, oppure cancella anche me dal libro della vita”.
Animo, dunque! Il Signore accoglie tutto quello che gli possiamo dare. Talvolta può capitarci di sognare grandi mortificazioni che poi non facciamo, mentre invece possiamo offrire quelle che la vita di tutti i giorni ci chiede.
Ciò che conta è dunque offrire. Anche noi, come il buon samaritano della parabola, possiamo e vogliamo farci carico dei nostri fratelli e portarli alla “locanda” del Mistico Oste, assicurando: “Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno”. Pago io per lui.
Pago io…diventa la richiesta di preghiera che possiamo fare a Dio..prima ancora di chiedere qualunque Grazia.. Non facile..ma se rimaniamo tirchi nell’amore…abbiamo fallito..
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La riparazione è atto di amore a Dio prima che al fratello…è una partecipazione all’ora del Getsemani con Gesù. Con Gesù e in Gesù possiamo amare, riparare, assumere l’uomo, il creato. Amando Dio amiamo l’uomo e nell’atto di amare l’uomo amiamo Dio. “Come siamo con lui un solo sacerdozio, così siamo con lui una sola vittima per la salvezza del mondo” (don Barsotti – Ebbi a cuore l’Eterno).
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