Sino alla fine

Scrive San Giovanni: “Sapendo che era giunta l’ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo li amò sino alla fine” (Gv 13, 1). Dire che Gesù ci ha amati sino alla fine non indica solo fino all’ultimo istante della sua vita quanto piuttosto fino alla fine delle sue possibilità umane e divine, esaurendo la misura del suo  amore.

Questa sua decisione di amare “fino alla fine” si avvera dentro la consapevolezza del tradimento di Giuda e dentro la coscienza profetica che egli vive del rinnegamento di Pietro e la fuga dei suoi. Proprio perché sa del tradimento, dell’infedeltà e del rifiuto, per questo arriva fino all’estrema donazione.

L’ultima cena di Gesù è anticipata da un gesto imprevedibile: egli lava i piedi ai suoi apostoli. C’era presso gli ebrei l’usanza di purificare le mani prima del pasto ma questa viene trasformata in lavanda dei piedi: Lui, il Maestro si fa servo e lava i piedi a tutti i suoi. Questo di Gesù è un gesto eucaristico di dedizione totale che evoca già quanto farà nella prosecuzione della Cena. Con questo gesto Gesù lava ogni tradimento, lo elimina, lo supera amando al di là del tradimento.

E’ troppo poco allora dire che quello della lavanda dei piedi è un gesto di umiltà. E’ molto di più. Cristo lava i piedi perché, come è detto nel libro della Genesi, il diavolo insidia il calcagno (Gen 3, 15). Non c’entra il servizio, ma il perdono: il gesto più umile è proprio il perdono.

Gesù lava i piedi sporchi dell’uomo, compie il servizio dello schiavo per renderci accettabili alla tavola. Leggendo il brano della lavanda dei piedi (Gv 13, 1-11) ci accorgiamo che rappresenta ciò che è tutta la vita di Gesù:

  • Alzarsi da tavola
  • Deporre l’indumento di gloria
  • Chinarsi verso di noi nel mistero del perdono.

L’amore di Gesù che offre la sua vita sulla Croce è l’unica vera lavanda dell’uomo, l’unica capace di abilitarlo alla comunione con Dio, cioè capace di farlo libero.

L’unica condizione della salvezza è il “sì” all’amore di Dio. L’uomo, lo sappiamo bene, ha la capacità di rifiutare questo amore liberante e il Vangelo ci mostra due tipi di rifiuto:

  • E’ l’uomo che non vuole essere amato, che pensa solo al possesso, che vive per le cose materiali. Gesù ci insegna che non si possono servire due padroni. (Mt 6, 24)
  • C’è poi un altro tipo di rifiuto di Dio, quello dell’uomo “religioso” qui rappresentato da Pietro. Pietro non vuole farsi lavare i piedi da Gesù. C’è il pericolo che il “devoto” non voglia accettare la realtà, cioè che lui pure ha bisogno del perdono perché anche i suoi piedi sono sporchi. E’ il pericolo del figlio maggiore della parabola del figliol prodigo (Lc 15) e degli operai della prima ora che mormorano perché Dio è buono (Mt 20, 1-16).

Nella scena della lavanda dei piedi sono riuniti non solo la morte e la vita di Gesù ma anche i Sacramenti del Battesimo e della Confessione che ci immergono nel bagno dell’amore divino.

Accettare questo amore vuol dire anche continuare a lavare con Cristo i piedi sporchi del mondo. Dice infatti Gesù: “Anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri… io vi ho dato l’esempio” (Gv 13, 14). Gesù ci vuole donare il suo perdono, ci ricrea e la prima cosa che ci chiede di fare è di perdonare. Perdonati da lui diventiamo capaci di amore e di perdono. Non c’è altra via.

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