La memoria liturgica del martirio di Santa Maria Goretti (che si celebra il 6 luglio) ci offre la possibilità di affrontare un tema che oggi è diventato un vero e proprio tabù: il tema della purezza. Chi ne parla più?
Disse una volta il card. Angelo Scola che la castità è “un valore che sembra così ammuffito da essere irriconoscibile: si sarebbe tentati (assai spesso accade così) di non degnarlo neppure di uno sguardo”. Madre Teresa un giorno disse che il silenzio attorno alla purezza è un silenzio impuro. Uno sguardo attento al tema della purezza, invece, non può che coglierne l’aspetto di “promessa” di felicità e di compimento che essa porta con sé.
Chi era Maria Goretti? Era una bella ragazzina dodicenne decisa a vivere la propria umanità in verità e pienezza. Un giovane di vent’anni, Alessandro Serenelli, l’aveva notata e più volte l’aveva lusingata. Maria è una bella ragazzina e Alessandro perde la testa, vuole possederla e la minaccia con un coltello. Maria si lascia uccidere piuttosto che cedere e il giorno successivo all’aggressione, il 6 luglio 1902, muore dopo aver perdonato il suo uccisore, che si convertirà in carcere.
“Sì, lo perdono – dirà in punto di morte – e lo voglio con me in Paradiso”. Con quattordici ferite nel corpo, con la febbre alta, con la sete incontenibile, Maria Goretti muore perdonando a imitazione di Cristo. Qui c’è una santità che fa cadere in ginocchio: chi non la vede è volutamente cieco. Qui dentro c’è tutta la bellezza e la grandezza del cristianesimo.
Oggi, però, è proibito parlare della sessualità in modo integralmente umano; tutto è lecito in amore. Vietato vietare. Invece il problema della purezza è più che mai reale. I nostri giovani (e non solo loro) sono ingozzati e insidiati da una visione della sessualità come atto di consumo, favorita soprattutto dal dilagare della pornografia. La sessualità viene banalizzata a gioco se non addirittura a mezzo per sfogare lo stress: si consuma sesso in modo compulsivo come si prende un hot-dog al McDonald’s.
Sarebbe illusorio dire: state tranquilli, non c’è alcun male, perché poi le conseguenze dolorose si fanno sentire. Ormai non solo non si celebra più la virtù della purezza, ma si decide che l’aborto deve diventare abbordabile, facile e gratuito per tutti; che i preservativi vanno distribuiti a scuola insieme alle merendine e poi, in caso di urgenza, c’è sempre la pillola del giorno dopo. Fanno spavento i dati relativi al numero di aborti, ancor più quelli delle under 15.
Di fronte a queste cose tutti noi abbiamo una grande responsabilità. Sentiamoci chiamati ad amare l’uomo più dei nostri comodi e del nostro egoismo. La purezza, per tornare alla vita di Santa Maria Goretti, non è una virtù superata, ma da recuperare per non essere superati e schiacciati dalla banalizzazione della vita. Il rischio è questo: banalizzando l’atto che genera la vita si banalizza tutta la vita.
L’atto di perdono di Maria Goretti ha “salvato” il suo assassino. Dopo che è uscito dal carcere ha avuto la grazia e la forza di chiedere perdono alla mamma di Maria, la quale come la figlia ha donato tale atto. E’ un mistero il perdono capace di spezzare violentemente l’oscurità dell’odio. E’ una questione di fede. Poichè solo il Signore ci può dare la grazia di saper chiedere e dare il perdono
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