Il libro della natura è uno e indivisibile

Provo a dire anch’io qualcosa di “cattolico” – perché di spropositi se ne stanno sentendo fin troppi – mentre è in corso lo “Strike4Climate”, la manifestazione che sostiene la battaglia in difesa del clima, promossa dall’attivista 16enne svedese Greta Thunberg. Per un approfondimento del caso rimando al contributo di Riccardo Cascioli pubblicato oggi sulla Nuova Bussola (http://www.lanuovabq.it/it/sciopero-per-il-clima-un-altro-abuso-di-minori)

La mia riflessione è questa. Suggerisco di rileggere il capitolo IV (nn.48-52) dell’enciclica Caritas in veritate di Benedetto XVI, dedicato proprio alla tematica dell’ambiente.

La cosa interessantissima e degna di nota è il fatto che il Papa ci ricorda come l’ecologia ambientale sia strettamente collegata al diritto alla vita, invitando il movimento ecologista a liberarsi da alcune ipoteche ideologiche che consistono nel

  • trascurare la superiore dignità della persona umana
  • e nel considerare la natura solo materialisticamente prodotta dal caso o dalla necessità.

Tentazioni ideologiche oggi presenti in molte versioni dell’ecologismo. L’impegno per l’ambiente non sarà pienamente fruttuoso se non verrà sistematicamente associato al diritto alla vita della persona umana, primo elemento di una ecologia umana che faccia da cornice di senso per una ecologia ambientale.

Scrive a questo proposito Benedetto XVI : “La Chiesa ha una responsabilità per il creato e deve far valere questa responsabilità anche in pubblico. E facendolo deve difendere non solo la terra, l’acqua e l’aria come doni della creazione appartenenti a tutti. Deve proteggere soprattutto l’uomo contro la distruzione di se stesso. È necessario che ci sia qualcosa come un’ecologia dell’uomo, intesa in senso giusto. Il degrado della natura è infatti strettamente connesso alla cultura che modella la convivenza umana: quando l’ecologia umana è rispettata dentro la società, anche l’ecologia ambientale ne trae beneficio” (n. 51).

Per usare un’espressione sintomatica dell’enciclica, si potrebbe dire che «il libro della natura è uno e indivisibile». Continua il Papa: “il libro della natura è uno e indivisibile, sul versante dell’ambiente come sul versante della vita, della sessualità, del matrimonio, della famiglia, delle relazioni sociali, in una parola dello sviluppo umano integrale. I doveri che abbiamo verso l’ambiente si collegano con i doveri che abbiamo verso la persona considerata in se stessa e in relazione con gli altri. Non si possono esigere gli uni e conculcare gli altri. Questa è una grave antinomia della mentalità e della prassi odierna, che avvilisce la persona, sconvolge l’ambiente e danneggia la società”. (n. 51):

Ne consegue che nel momento in cui si decide di sfogliare il libro della natura non si saltino le pagine a proprio piacimento, per non correre il rischio di non comprendere lo sviluppo logico impresso nella natura stessa. Ricorda il Papa quanto sia necessario per l’uomo sentirsi profondamente legato al libro della natura senza cadere in una sorta di schizofrenia facilmente verificabile in diverse situazioni del mondo contemporaneo.

A volte, infatti, è difficile seguire il percorso di alcuni movimenti culturali e di atti legislativi tesi a salvaguardare l’ambiente, il creato o le diverse tipologie di animali più o meno in via di estinzione. Ciò che colpisce di più è che questi, mentre da una parte difendono l’ecologia ambientale, dall’altra dimenticano la vita umana e la sua salvaguardia. Per paradossale che possa sembrare, la loro posizione contraddice le tesi che sostengono in quanto a esse sacrificano la vita dell’uomo. Per dirla con le stesse parole dell’enciclica:

«Se non si rispetta il diritto alla vita e alla morte naturale, se si rende artificiale il concepimento, la gestazione e la nascita dell’uomo, se si sacrificano embrioni umani alla ricerca, la coscienza comune finisce per perdere il concetto di ecologia umana e con esso quello di ecologia ambientale. È una contraddizione chiedere alle nuove generazioni il rispetto dell’ambiente naturale, quando l’educazione e le leggi non lo aiutano a rispettare se stesse» (n. 51).

La natura, insomma, non è al di sopra dell’uomo né l’uomo è avulso dalla sfera naturale; è determinante, pertanto, un equilibrio basilare che non esalti l’uno umiliando l’altro, cadendo in forme di neopaganesimo. Non mi venga perciò a parlare di clima e di salvaguardia dell’ambiente chi poi è in prima linea a favore dell’aborto, dell’eutanasia, del gender, del farmaco blocca pubertà e via dicendo…

La crisi ecologica dunque non può essere interpretata come un fatto esclusivamente tecnico, ma rimanda ad una crisi più profonda perché

  • ai “deserti esteriori” corrispondono “i deserti interiori” (cfr. Benedetto XVI, Omelia per l’inizio del Ministero petrino, 24 aprile 2005),
  • così come alla morte dei boschi “attorno a noi” corrispondono le nevrosi psichiche e spirituali “dentro di noi”,
  • all’inquinamento delle acque corrisponde l’atteggiamento nichilistico nei confronti della vita.

Quando infatti l’uomo non viene considerato nell’integralità della sua vocazione e non si rispettano le esigenze di una vera “ecologia umana” si scatenano le dinamiche perverse delle povertà, compromettendo fatalmente anche l’equilibrio della Terra. Una prova ulteriore, se ce ne fosse ancora bisogno, che “il problema decisivo dello sviluppo è la complessiva tenuta morale della società”.

 

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