I peccati della carne

Nel suo recente viaggio in Mozambico, il 5 settembre scorso,  papa Francesco ha incontrato in maniera privata un gruppo di 24 gesuiti. È possibile leggerne in resoconto dettagliato sul sito della Civiltà Cattolica al seguente link:

https://www.laciviltacattolica.it/articolo/la-sovranita-del-popolo-di-dio/?fbclid=IwAR2pCx2zwxEtH2HdJwOyPVpDIgTnQ12Vzz3IwvFLFwz5gK-yDrxS6k-yV1E

A un certo punto, il discorso è caduto sui peccati della carne. Ecco quanto riferito dal Papa: “Una delle dimensioni del clericalismo è la fissazione morale esclusiva sul sesto comandamento. Una volta un gesuita, un grande gesuita, mi disse di stare attento nel dare l’assoluzione, perché i peccati più gravi sono quelli che hanno una maggiore «angelicità»: orgoglio, arroganza, dominio… E i meno gravi sono quelli che hanno minore angelicità, quali la gola e la lussuria. Ci si concentra sul sesso e poi non si dà peso all’ingiustizia sociale, alla calunnia, ai pettegolezzi, alle menzogne. La Chiesa oggi ha bisogno di una profonda conversione su questo punto”.

A scanso di equivoci, comincio col dire che siamo tutti d’accordo che la santificazione è legata alla carità, e cioè alla maniera di amare di Dio. Chiarito questo, vorrei dire qualcosa sui peccati della carne, giacché l’impurità è proprio tutto il contrario della maniera di amare di Dio.

Scrivendo ai Galati, San Paolo ricordava che “la carne ha desideri contrari allo spirito, e lo spirito ha desideri contrari alla carne” (Gal 5,16-17). Dunque, possiamo ben dire che i peccati della carne spengono il gusto delle cose di Dio. Sì, proprio così, i peccati della carne non avvicinano a Dio, anzi ci allontanano.

Sempre San Paolo elenca i peccati che escludono dal Regno di Dio: “Non sapete che gli ingiusti non erediteranno il regno di Dio? Non illudetevi: né immorali, né idolatri, né adùlteri, né depravati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né calunniatori, né rapinatori erediteranno il regno di Dio.” (1 Cor 6,9-10). Non si può certo dire che i peccati della carne non vengano presentati nella loro gravità. In un altro passo scrive ancora: “del resto le opere della carne sono ben note: fornicazione, impurità, libertinaggi e cose del genere; circa queste cose vi preavviso, come ho già detto, che chi le compie non erediterà il Regno di Dio” (Gal 5,19-21).

Anche ai cristiani di Efeso non manca di richiamare con parresia il medesimo insegnamento: “Perché, sappiatelo bene, nessun fornicatore, o impuro, o avaro – cioè nessun idolatra – ha in eredità il regno di Cristo e di Dio. Nessuno vi inganni con parole vuote: per queste cose infatti l’ira di Dio viene sopra coloro che gli disobbediscono. Non abbiate quindi niente in comune con loro. Un tempo infatti eravate tenebra, ora siete luce nel Signore” (Ef 5,8).

Non è finita qui. Ai Tessalonicesi manifesta in cosa consista la volontà di Dio: “Questa infatti è volontà di Dio, la vostra santificazione: che vi asteniate dall’impurità, che ciascuno di voi sappia trattare il proprio corpo con santità e rispetto, senza lasciarsi dominare dalla passione, come i pagani che non conoscono Dio; che nessuno in questo campo offenda o inganni il proprio fratello, perché il Signore punisce tutte queste cose, come vi abbiamo già detto e ribadito. Dio non ci ha chiamati all’impurità, ma alla santificazione. Perciò chi disprezza queste cose non disprezza un uomo, ma Dio stesso, che vi dona il suo santo Spirito.” (1 Tess 4,3-8).

Non si tratta allora – come ha detto il Papa – di fissarsi esclusivamente sul sesto comandamento, ma anche sul sesto comandamento. Credo che nel nostro contesto attuale, in questo tempo di grande disordine sessuale, siano più che mai profetiche le parole di Madre Teresa di Calcutta: “Il silenzio riguardo alla purezza è un silenzio impuro! È dal cuore puro che sboccia il miracolo dell’amore”. Sarebbe un grave errore sminuire la portata dei peccati della carne, lasciando intendere che ve ne siano di più gravi. Il male è male e dal male preghiamo di essere liberati.

Nel Diario di Santa Faustina Kowalska è riportata questa terribile visione (n.445): Ad un tratto il Signore mi disse queste parole: « Ho una sofferenza ancora maggiore di quella che vedi ». E Gesùmi fece conoscere per quali peccati si sottopose alla flagellazione: sono i peccati impuri. Oh, che tremende sofferenze morali patì Gesù, quando si sottomise alla flagellazione! Improvvisamente Gesù mi disse: « Guarda e osserva il genere umano nella situazione attuale ». E in un attimo vidi cose tremende: i carnefici si allontanarono da Gesù, e si avvicinarono per flagellarLo altri uomini, che presero la sferza e sferzarono il Signore senza misericordia. Erano sacerdoti, religiosi e religiose ed i massimi dignitari della Chiesa, cosa che mi stupì molto; laici di diversa età e condizione; tutti scaricarono il loro veleno sull’innocente Gesù. Vedendo ciò il mio cuore precipitò in una specie di agonia. Quando Lo flagellarono i carnefici, Gesù taceva e guardava lontano; ma quando lo flagellarono le anime che ho menzionato sopra, Gesù chiuse gli occhi e dal Suo Cuore uscì un gemito represso, ma tremendamente doloroso. Ed il Signore mi fece conoscere nei particolari l’enorme malvagità di quelle anime ingrate: « Vedi, questo è un supplizio peggiore della Mia morte ».

Suor Lucia di Fatima annotava nelle sue Memorie: “A volte mi domandarono se la Madonna in qualche apparizione ci indicò che specie di peccati offendevano di più il Signore. Orbene, a quel che dicono, Giacinta a Lisbona nominò quello della carne. Forse penso io adesso, siccome era una delle domande che faceva a me, le capitò, a Lisbona, di farla alla Madonna e che così le fosse indicato quel peccato”. (Memorie di Suor Lucia, pag. 123).

Nell’ultimo ricovero a Lisbona, Giacinta confida alla Madre Maria Godinho “Mia cara Madre, i peccati che portano più anime all’inferno sono i peccati della carne. Le persone che servono Dio non devono seguire la moda. La Chiesa non ha mode. Gesù è sempre lo stesso. I peccati del mondo sono molto grandi. Se gli uomini sapessero che cos’è l’Eternità, farebbero di tutto per cambiar vita. Gli uomini si perdono, perché non pensano alla morte di Gesù e non fanno penitenza”.

È allora lecito chiederci come mai la vita intima con Dio, sia così strettamente legata alla purezza. Ci aiuta a rispondere questo passo della esortazione apostolica Familiaris Consortio di Giovanni Paolo II: Dio è amore (1Gv 4,8) e vive in se stesso un mistero di comunione personale d’amore. Creandola a sua immagine e continuamente conservandola nell’essere, Dio iscrive nell’umanità dell’uomo e della donna la vocazione, e quindi la capacità e la responsabilità dell’amore e della comunione. L’amore è, pertanto, la fondamentale e nativa vocazione di ogni essere umano. In quanto spirito incarnato, cioè anima che si esprime nel corpo e corpo informato da uno spirito immortale, l’uomo è chiamato all’amore in questa sua totalità unificata. L’amore abbraccia anche il corpo umano e il corpo è reso partecipe dell’amore spirituale. La Rivelazione cristiana conosce due modi specifici di realizzare la vocazione della persona umana, nella sua interezza, all’amore: il Matrimonio e la Verginità. Sia l’uno che l’altra nella forma loro propria, sono una concretizzazione della verità più profonda dell’uomo, del suo «essere ad immagine di Dio». (n. 11)

La sessualità lungi dall’essere qualcosa di puramente biologico riguarda “l’intimo nucleo della persona umana come tale”.

Per questo San Paolo ci ricorda che “Il corpo non è per l’impurità, ma per il Signore” (1 Cor 6,13) e mentre ci invita a stare lontani dall’impurità,  afferma che “qualsiasi peccato l’uomo commetta, è fuori del suo corpo; ma chi si dà all’impurità, pecca contro il proprio corpo. Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo, che è in voi? Lo avete ricevuto da Dio e voi non appartenete a voi stessi”(1 Cor 6,18-19).

Concludo con la sesta (che strana coincidenza!) beatitudine, secondo il testo evangelico di Matteo (5,8): “Beati i puri di cuore perché vedranno Dio” (Mt 5,8).

Quando regna l’impurità, Dio diventa un particolare insignificante.

 

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