Ai nostri giorni gli uomini hanno sentito il bisogno di tornare a parlare degli angeli. Esiste, tuttavia, una certa confusione concettuale.
Ci ricorda il Catechismo della Chiesa Cattolica che “l’esistenza degli esseri spirituali, incorporei, che la Sacra Scrittura chiama abitualmente angeli, è una verità di fede. La testimonianza della Scrittura è tanto chiara quanto l’unanimità della Tradizione” (328).
Con la chiarezza che sempre lo distingue, Sant’Agostino spiega che “la parola angelo designa l’ufficio, non la natura. Se si chiede il nome di questa natura si risponde che è spirito; se si chiede l’ufficio, si risponde che è angelo: è spirito per quello che è, mentre per quello che compie è angelo” (Sant’Agostino, Enarratio in Psalmos, 103, 1, 15).
Gli angeli non vanno confusi con Dio; essi fanno parte del mondo creato e come tali essi devono essere pensati e descritti. In tutto il loro essere, gli angeli sono servitori e messaggeri di Dio, sono “potenti esecutori dei suoi comandi, pronti alla voce della sua parola” (Sal 103,20). Ancora il Catechismo precisa che “in quanto creature puramente spirituali, essi hanno intelligenza e volontà: sono creature personali e immortali. Superano in perfezione tutte le creature visibili. Lo testimonia il fulgore della loro gloria” (CCC, 330).
Gli angeli partecipano a pieno titolo al governo del mondo, ma possono intervenire nella nostra vita solo se l’uomo si apre al loro compito. Tra i vari compiti degli angeli, vi è quello per nulla secondario, di fare in modo che l’uomo abbia un giusto concetto di sé. Oggi si da molto risalto al corpo e si trascura l’anima. Il recupero di un’autentica devozione agli angeli restituirebbe all’uomo anche l’importanza dell’anima.
Se, a livello metafisico, l’angelo è superiore all’uomo perché è puro spirito, a livello salvifico la cosa si inverte: mentre infatti l’angelo è stato creato per il servizio e la lode di Dio, l’uomo è stato creato a immagine e somiglianza di Dio. Leggiamo nella Lettera agli Ebrei: “a quale degli angeli Dio ha mai detto:Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato? E ancora: Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio?” (Eb 1,5).
Dio dice all’uomo: tu sei mio figlio. E l’uomo può dire: Abba’, Padre! L’angelo questo non lo può dire. Egli è al servizio del piano di Dio, vive la sua missione di messaggero divino. L’uomo può impedire e ostacolare l’intervento angelico, oppure può facilitarlo.
È buona cosa recuperare la figura dell’angelo, senza però cadere nel fanatismo angelico. L’angelo non vuole che si onori il suo nome, ma solo il nome di Dio. Non diamo retta a persone, a tecniche o a ciondoli che vorrebbero metterci in comunicazione con il “nostro angelo” e farcene conoscerne addirittura il nome perché questo non ci avvicinerà a Dio, al contrario, finirà con l’aprire porte che non sarà poi facile richiudere.
O Dio, che nella tua misteriosa provvidenza
mandi dal cielo i tuoi Angeli
a nostra custodia e protezione,
fa’ che nel cammino della vita
siamo sempre sorretti dal loro aiuto
per essere uniti con loro nella gioia eterna.
grazie delle tue spiegazioni semplici e dirette al cuore
roberto
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