Il martirio del cuore di Benedetto XVI

Il mio primo incontro con il card. Joseph Ratzinger risale al 25 settembre 1997. Da pochi giorni avevo iniziato il quinto anno di teologia e con tutto il Seminario andammo a Bologna in occasione del Congresso Eucaristico per incontrare il Papa Giovanni Paolo II. Al mattino, in un Pala Dozza stracolmo di persone, l’allora Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede tenne una conferenza sull’Eucarestia. Non mi persi una sola parola e riempii il mio quadernetto di appunti. Quel giorno rimasi letteralmente folgorato. Nel pomeriggio avrei visto per la prima volta il Papa Giovanni Paolo II. Quando mi passò vicino nel suo giro con la papamobile sentii il fuoco. Non potei trattenere le lacrime.

La conferenza del mattino dell’uomo divenuto poi Papa col nome di Benedetto XVI segnò una svolta. Ancora oggi, a distanza di così tanti anni è ancora più che mai viva l’eco di quella bellissima lezione di teologia, ma ancor più l’immagine di lui profondamente rapito e innamorato del Mistero che annunciava. La sua era davvero una teologia in ginocchio!

Gli scritti teologici di Joseph Ratzinger mi hanno non solo accompagnato durante gli anni del seminario e del ministero, ma anche plasmato. È stato ed è per me un grande maestro e padre.

Pochi mesi prima dell’elezione al soglio pontificio – siamo all’inizio del 2005 – una sera venne come ospite al Collegio Lombardo a Roma per tenerci una conferenza sul Concilio Ecumenico Vaticano II e sulla situazione della Teologia. Ero allora alle prese con la licenza e il dottorato in Teologia Morale presso la Pontificia Università Gregoriana. Quella sera rimasi colpito dalla sua profondissima competenza teologica e insieme dalla sua umiltà e amabilità. Poco prima dell’incontro, dopo la cena, ci salutò uno ad uno mentre si prendeva il caffè. Si interessò del percorso di studi di ognuno, a qualcuno suggerì persino qualche testo da aggiungere alla bibliografia. L’insegnamento più bello quello sera mi venne dalla sua vita. Non solo lo ascoltai, ma lo guardai parlare con profonda ammirazione.

Incontrai di nuovo il Card. Ratzinger, per grazia di Dio, al termine della sepoltura dell’amato Papa Giovanni Paolo II. Ero nel cortile del Vaticano, in Largo Braschi, proprio all’uscita delle grotte vaticane. Era appena terminato il rito di sepoltura del Papa. L’incontro durò pochissimo, ma quegli occhi carichi di lacrime furono l’omelia più bella, dopo la splendida omelia tenuta poco prima alla Messa. Eravamo in due sacerdoti. Ci strinse la mano e ci chiese la diocesi di provenienza. Io dissi la mia, Vigevano, e quando il confratello mio amico disse Pavia, gli si illuminarono gli occhi ed esclamò: “Ah! Sant’Agostino. Quanto vorrei poter venire un giorno a pregare sulla sua tomba”. Ci sarebbe venuto da Papa il 22 aprile 2007, passando il giorno prima da Vigevano. In quel momento avrei voluto dirgli mille cose, ma mi uscì solo un “grazie di cuore”.

Ero in Piazza San Pietro il 19 aprile 2005 al momento della fumata bianca e non so dire la gioia che ho provato quando è stato dato l’annuncio del nuovo Papa: Benedetto XVI. Ho esultato di gioia. La mattina della Messa di inizio pontificato, mentre mi recavo al sagrato della Basilica di San Pietro mi ritrovai vicino al Cardinale Schonborn il quale sorridendo compiaciuto mi chiese cosa ne pensassi del nuovo Papa. Gli dissi che mi ero permesso di fare il nome di Joseph Ratzinger allo Spirito Santo e che ero contentissimo del nuovo Papa perché era il Papa e poi perché era Ratzinger!

Il magistero del suo Pontificato mi ha accompagnato passo passo. Anche nel mio insegnamento non ho mai smesso di attingere alla ricchezza del suo magistero e della sua produzione teologica.

Ho pianto il giorno della Madonna di Lourdes, quel lunedì 11 febbraio 2013. Ho provato un dolore immenso, come di chi perde un padre, ma poi ho subito capito che non l’avevo perso. In quei primi giorni dopo la rinuncia, mentre i più rincorrevano le loro teorie, mi si faceva sempre più chiaro che quello da lui compiuto era un gesto di umile amore, di più, era un vero e proprio martirio del cuore.

Durante un esorcismo che mi trovai a fare il giorno successivo, nell’intimare al demonio di andarsene, oltre all’intercessione della Vergine Maria e di tutti i Santi, mi venne l’ispirazione di aggiungere: “per l’umiltà di Papa Benedetto, per il martirio del cuore che sta vivendo, per la sua immolazione d’amore per la Chiesa… io ti ordino…”. La reazione del demonio fu enorme e assai scomposta. Il demonio era atterrito. In quel momento ho sentito il Santo Padre ancora più vicino. E posso aggiungere che ogni volta che durante gli esorcismi ho messo davanti al demonio “la preghiera umile e nascosta di Papa Benedetto” ne ho registrato sempre un’immediata potenza contro il regno delle tenebre. Talvolta le persone mi dicevano di avere avuto la sensazione di essere avvolte da una luce bianca di straordinario calore.

Il Signore mi ha permesso di guardare nel cuore del Papa Benedetto da questo particolare osservatorio. Glielo scrissi e mi fece rispondere ringraziando e invocando la sua benedizione. Dunque non smentì!

Grazie Papa Benedetto per aver accettato di salire con Gesù sulla Croce perché è con la Croce che Gesù ha redento il mondo. Come non essere grati di questo servizio e di questa immolazione vissuta fino alla fine per il bene spirituale della Chiesa!

Scesi a Roma il 27 febbraio 2013 per l’ultima udienza. Volevo essere lì per ricevere la sua benedizione e per invocare la benedizione del Signore per lui e il cammino che lo avrebbe atteso. Quell’invito paterno tocco i cuori di tutti: “Vorrei invitare tutti a rinnovare la ferma fiducia nel Signore, ad affidarci come bambini nelle braccia di Dio, certi che quelle braccia ci sostengono sempre e sono ciò che ci permette di camminare ogni giorno, anche nella fatica. Vorrei che ognuno si sentisse amato da quel Dio che ha donato il suo Figlio per noi e che ci ha mostrato il suo amore senza confini. Vorrei che ognuno sentisse la gioia di essere cristiano”. E poi quell’ultima rassicurazione: “Non ritorno alla vita privata, a una vita di viaggi, incontri, ricevimenti, conferenze eccetera. Non abbandono la croce, ma resto in modo nuovo presso il Signore Crocifisso. Non porto più la potestà dell’officio per il governo della Chiesa, ma nel servizio della preghiera resto, per così dire, nel recinto di san Pietro. San Benedetto, il cui nome porto da Papa, mi sarà di grande esempio in questo. Egli ci ha mostrato la via per una vita, che, attiva o passiva, appartiene totalmente all’opera di Dio”.

Grazie Papa Benedetto per essere rimasto presso il Signore Crocifisso fino alla mattina del 31 dicembre 2022. Le tue ultime parole sono state: “Signore ti amo!”. Sei morto come sei vissuto.

Ieri sono sceso a Roma per dirti grazie e vederti per l’ultima volta. Ho visto un santo!

7 pensieri riguardo “Il martirio del cuore di Benedetto XVI

  1. …una fortuna aver potuto conoscere personalmente Papa Benedetto XVI! ❤️ Grazie per aver condiviso con tutti noi queste toccanti parole!

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  2. Grazie per questi pensieri.
    Da laico, senza aver avuto la possibilità d’incontrarlo, ho provato le stesse cose: ho esultato di gioia al momento della sua elezione a Papa, e sgomento il giorno della sua rinuncia.
    Non ho mai smesso di amarlo, e l’ho sempre tenuto nel mio cuore come una persona di famiglia.
    Grazie Papa Benedetto, intercedi per noi ora che sei al cospetto del Signore!

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  3. È stato un Sant’uomo! Con la preghiera ha redento il mondo.
    Le vie del Signore, è ovvio, sono infinite ma quello che è stato il suo incontro a Roma è stato determinato da volontà umane che si mettono al servizio dell’umanità.
    Grazie per la sua testimonianza Don Paolo.

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  4. Grazie carissimo amico, ogni tuo scritto è bello e appassionante da leggere perché sei sempre testimone di incontri di Santi grandi o piccoli che siano.

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